Costellazione dell'Ariete
Citazione tratta da "I Fasti" di Ovidio - III vv. 851/876
Ora tu puoi dire, levato lo sguardo al sole:
‹‹Ieri questo splendore ha toccato il vello del montone
di Frisso››. Bruciati i semi per frode della scellerata matrigna,
non v'erano più spuntati, com'erano soliti, i fili d'erba;
s'invia ai tripodi un messaggero che riporti con oracolo certo
qual rimedio il delfico dio prescriva per il suolo isterilito.
Anche il messaggero, corrotto al pari dei semi, annunzia
che l'oracolo richiede la morte di Elle e del giovane Frisso;
e poiché i cittadini, e la circostanza e Ino costrinsero il re
che si opponeva - a sottomettersi alle nefande ingiunzioni,
Frisso e la sorella, con le tempie cinte da bende,
insieme stanno davanti all'altare e gemono sul comune destino.
La madre, che per caso aleggiava nell'aria, li scorse
e atterrita con la mano percosse il suo nudo petto;
insieme coi nembi ella precipita sulla città nata dal drago,
e là rapisce i suoi figli. Affinché possano fuggire,
dà loro un montone con il vello splendente d'oro,
che trasporta entrambi attraverso una lunga distesa di mare.
Si narra che la fanciulla ne avesse stretto le corna con debole
mano, allorché con la sua persona diede nome alle acque.
il fratello quasi perì con lei mentre, nel tentativo di salvarla
Mentre cadeva, non cessava di tenderle le mani.
E pianse come perduta la compagna di un duplice rischio,
non sapendo che ella si era congiunta con il ceruleo iddio.
Toccata la spiaggia, il montone si trasforma in astro,
ma il suo vello fu portato nella reggia della Colchide.
Citazione tratta da "L'arte d'amare" di Ovidio - III vv. 173/176
Somiglia questa lana al ciel turchino,
quando tiepido l'Austro ne allontana
le fredde piogge. E questa ha il tuo colore,
di te, che a quanto dicono strappasti
ed Elle e Frisso dalle insidie d'Ino.
Citazione tratta da "I Fenomeni ed i Pronostici" di Arato - vv. 340/353
Lì pure trovansi
le piste velocissime d'Ariete;
col suo rapido moto esso descrive
un lunghissimo giro: nondimeno
la sua corsa ha, senza alcun dubbio,
minor vigore di quella dell'Orsa
Cinosuride. È pallido e senz'astri
e lo si può veder grazie alla Luna,
ma lo potresti individuar lo stesso
presso il cinto d'Andromeda, chè un poco
sotto di lei è posto. Il grande cielo
lo attraversa nel mezzo, proprio dove
compiono il giro la cintura
d'Orione e le punte delle Chele.
Citazione tratta da "Le Argonautiche" di Apollonio Rodio - II, vv. 1140/1146
Vi era già prima noto, credo, che Frisso, nipote di Eolo,
venne ad Eete dalla Grecia; Frisso che giunse dalla città di Eete,
cavalcando un montone che fu mutato da Ermes in oro,
e il Vello potete ancora oggi vederlo
disteso sui folti rami di una quercia; poi
come il montone stesso chiese,
lo sacrificò a Zeus, il figlio di Cronos,
nella sua veste di protettore di esuli.
Citazione tratta da "Biblioteca" di Apollodoro - I, 9, 1
Quanto ai figli di Eolo, Atamante regnò sulla Beozia, ed ebbe da Nefele il figlio Frisso e la figlia Elle. Poi sposò Ino, dalla quale ebbe Learco e Melicerte. Ma Ino voleva disfarsi dei figli di Nefele; allora convinse le donne a far seccare tutto il grano per la semina: le donne presero il grano di nascosto dai mariti e lo fecero seccare. Quando poi il grano fu seminato, la terra naturalmente non diede il raccolto annuale. Allora Atamante mandò a Delfi i suoi inviati, per chiedere al dio come allontanare la carestia. E Ino convinse i messaggeri a riferire un falso responso: la terra sarebbe tornata fertile se Frisso fosse stato sacrificato a Zeus. Atamante udì il responso, e forzato anche dagli abitanti della regione, portò Frisso all'altare del dio. Ma Nefele lo rapì, insieme alla figlia, e gli diede un ariete dal Vello d'oro - dono di Ermes: i due ragazzi vi montarono sopra, e l'ariete li portò attraverso il cielo, superando terre e mari. Quando arrivarono al tratto di mare che si estende fra Sigeo e il Chersoneso, Elle precipitò nrgli abissi e morì: da allora quello stretto si chiama Ellesponto, in suo onore. Frisso invece raggiunse la Colchide , dove regnava Eeta, figlio di Elios e Perseide, fratello di Circe e di Pasifae, quella che sposò Minosse. Eeta lo accolse e gli diede in sposa una delle sue figlie, Calciope. Frisso allora sacrificò l'ariete dal Vello d'oro a Zeus protettore degli esuli, e diede la sua pelle a Eeta, che la inchiodò a una quercia nel bosco sacro ad Ares. Da Calciope, Frisso ebbe i figli Argo, Melante, Frontide e Citisoro.
Citazione tratta da "Miti" di Igino - 1-2-3
Atamante, figlio di Eolo, ebbe da sua moglie Nuvola un figlio, Frisso, e una figlia, Elle...Ino, figlia di Cadmo e Armonia, decise di uccidere i figli di Nuvola, Frisso ed Elle. Allora si consigliò con tutte le matrone e architettò di tostare le sementi perché non producessero frutti, in modo che, a causa della sterilità e della carestia, la città andasse in rovina, per la fame e le malattie. Atamante mandò a Delfi un emissario per interrogare il dio su questo fatto e Ino lo indusse a riferire un falso responso: la pestilenza sarebbe terminata se Atamante avesse immolato a Giove suo figlio Frisso. Atamante accettò di farlo, e Frisso si offrì spontaneamente al sacrificio per liberare lui solo la città dalla sventura. Così, mentre si avviava all'altare ornato delle sacre bende e il padre si accingeva a invocare Giove, il messaggero, preso da pietà per il fanciullo, denunciò ad Atamante il piano di Ino. Venuto a conoscenza del crimine, il re consegnò nelle mani di Frisso la moglie Ino e il figlio Melicerte perché li uccidesse. Mentre li stava conducendo al supplizio, il padre Libero gli ottenebrò la vista e rapì Ino, che era stata sua nutrice.
Frisso ed Elle, resi folli da Libero, erravano nei boschi. Si racconta che la loro madre Nuvola sia andata a cercarli portando un ariete dal vello d'oro, figlio di Nettuno e Teofane, e che abbia detto ai suoi figli di montargli sulla groppa per rifugiarsi presso il re dei Colchi, Eete, figlio del Sole; lì avrebbero dovuto immolare l'ariete a Marte. Dicono che così avvenne. Dopo essere montati, mentre l'ariete li trasportava sopra il mare, Elle precipitò e da lei quel mare fu detto Ellesponto. Frisso invece giunse tra i Colchi; lì, secondo le istruzioni della madre, immolò l'ariete e pose il suo vello d'oro nel tempio di Marte, sotto la custodia di un drago: fu questa pelle che Giasone, figlio di Esone e Alcimede, andò a cercare. Eete accolse benevolmente Frisso e gli concesse in sposa la figlia Calciope, che poi gli diede dei figli. Successivamente però Eete ebbe paura di perdere il regno, poiché un oracolo gli aveva predetto, interpretando alcuni portenti, che doveva guardarsi dalla morte per mano di uno straniero discendente di Eolo: così uccise Frisso. Allora i suoi figli, Argo, Frontide, Mela, Cilindro, salirono su un'imbarcazione per tornare dal nonno Atamante. Giasone li raccolse naufraghi sull'isola di Dia e li riportò presso la madre Calciope, che lo raccomandò a sua sorella Medea.
Citazione tratta da "Miti" di Igino - 188
Teofane, figlia di Bisalte, era una fanciulla bellissima. Dato che molti pretendenti la chiedevano al padre, Nettuno la prese e la trasportò sull'isola di Crumissa. Quando i pretendenti seppero che si trovava lì, allestirono una nave e si diressero verso Crumissa. Per sviarli, Nettuno trasformò Teofane in una bellissima pecora, se stesso in ariete e i cittadini di Crumissa in gregge. I pretendenti sbarcarono e, non trovando alcun uomo, iniziarono a macellare le pecore per cibarsene. Quando Nettuno vide che gli uomini da lui trasformati in pecore venivano massacrati, mutò in lupi i pretendenti; egli stesso poi, in forma di ariete, giacque con Teofane. Da quell'amplesso nacque l'ariete dal vello d'oro che trasportò Frisso in Colchide; la sua pelle venne posta nel tempio di Marte sinchè Giasone la portò via.
Citazione tratta da "Miti" di Igino - 133
Mentre Libero in India stava cercando dell'acqua e non riusciva a trovarla, si racconta che improvvisamente un montone sbucò fuori dalla sabbia e che grazie alla sua guida Libero scoprì l'acqua. Allora egli pregò Giove di trasferirlo tra le stelle, e ancora oggi esso è chiamato ariete equinoziale. Nel luogo, poi, in cui aveva trovato l'acqua innalzò il tempio detto di Giove Ammone.
Citazione tratta da " La Divina Commedia " di Dante Alighieri - Paradiso XXVIII vv. 115/120
L'altro ternaro, che così germoglia
in questa primavera sempiterna
che notturno Arïete non dispoglia,
perpetüalemente "Osanna" sberna
con tre melode, che suonano in tree
ordini di letizia onde s'interna.